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Rinvaso a regola d’arte

Avete acquistato una nuova pianta, da interni o da esterni: nel 90% dei casi, ora dovete subito procedere con il rinvaso. Vietatissimo, infatti, lasciarla nel vasetto da vivaio, che è (quasi) sempre troppo piccolo per accogliere lo sviluppo impetuoso della piantina. Le eccezioni? Ve le raccontiamo fra un po’.

Ma il rinvaso è necessario anche per le piante che già avete, in casa e in balcone, se durante la scorsa bella stagione sono cresciute parecchio, ma anche se sono poco cresciute rimanendo da anni nello stesso vaso: il substrato si esaurisce nel tempo, e deve essere sostituito, anche se magari il vaso rimane il medesimo.

Infine, serve il rinvaso quando il contenitore si rompe, per esempio cadendo con il vento o venendo preso in malo modo o scivolandovi di mano o semplicemente con l’alternanza caldo/freddo sul terrazzo.

Le misure dei vasi

Le misure dei contenitori si indicano attraverso il diametro (del 18, del 24, del 32 ecc.) oppure, in caso di contenitore quadrato o rettangolare, indicando le tre misure (lunghezza, larghezza, altezza, per es. 30 x 20 x 20 cm). Attenzione: sul fondo del vaso trovate il diametro del fondo, che vale per i contenitori cilindrici, mentre quelli a campana avranno un diametro al bordo molto più grande, che non fa fede (la misura corretta è il diametro basale).

Di solito, si rinvasa in un contenitore di due misure in più se la pianta sta veramente molto stretta, di una misura in più se invece l’esemplare non è così cresciuto, ma molto dipende dalla specie, ossia dallo sviluppo che avrà nel corso della stagione: alcune annuali, vendute in un vasetto del 14, per fiorire bene hanno bisogno di tre o quattro misure in più (es. Dianthus, gerbera, bocca di leone, surfinia ecc.).

Vasi troppo piccoli rispetto all’apparato radicale compromettono l’assorbimento delle sostanze nutritive da parte delle radici, portando a un indebolimento della pianta. Attenzione però a non fornire contenitori troppo grandi, che potrebbero penalizzare la fioritura (es. nasturzio, Hoya, clivia, sansevieria, zamioculcas ecc.). Nel caso di composizioni, infine, se sono costituite da piante annuali mantenetevi un pochino più stretti per avere una fioritura ricca e compatta; viceversa se sono specie perenni.

Quando fare il rinvaso

Ve lo dicono le piante stesse: procedete subito se le radici fuoriescono dal foro di drenaggio sul fondo del vaso o dalla superficie del terriccio. Quando le acquistate, è il caso delle piante annuali da fiore per il balcone, mentre è meno facile per i rosai e gli arbusti, che però spesso stazionano già da anni in quel contenitore. Per le piante grasse è addirittura sconsigliato il rinvaso per almeno un anno dall’acquisto se le dimensioni del contenitore sono sufficienti. Anche le orchidee vanno rinvasate solo dopo che le radici spuntano in abbondanza fuori dal substrato, anche ogni 3-4 anni. Alcune specie poi devono “stare strette” se volete che fioriscano: è il caso dei gerani, che vanno sì rinvasati ma in una, massimo due misure in più.

Il periodo migliore per i rinvasi è compreso tra marzo e maggio, quando le piante sono in attiva crescita, rischiano di occupare velocemente tutto il contenitore e hanno le risorse giuste per adattarsi velocemente alla nuova “casa”. Però, se il nuovo arrivo si presenta in estate, nulla vieta, se necessario, di traslocarlo subito. In autunno e inverno, invece, è meglio lasciare la pianta dove sta; unica eccezione: se il vaso si rompe in modo tale che il terriccio o l’acqua fuoriescano.

Come si fa il rinvaso

Versate sul fondo del vaso uno strato di ghiaia grossa o argilla espansa alto 3-5 cm secondo la profondità del contenitore. Su di esso ponete 3-4 cm di terra nuova, adatta alla specie che state rinvasando (es. per piante da fiore se si tratta di annuali da balcone, per acidofile se rinvasate un’azalea ecc.).

Svasate la pianta, appoggiate la zolla (che deve rimanere intera) sul terriccio nel vaso per verificare che il colletto rimanga 3 cm sotto il bordo del vaso. Quindi riempite lo spazio attorno alla zolla con il terriccio, rimanendo 3 cm sotto il bordo del contenitore, pressate bene con le dita e innaffiate in abbondanza, con delicatezza, lasciando scolare l’acqua in eccesso. 

Per la prima settimana dopo il rinvaso, fra aprile e settembre la pianta da esterni va tenuta all’ombra. Tutte le piante appena rinvasate vanno seguite con molta attenzione nelle prime due settimane per cogliere eventuali segnali di grave malessere: l’ingiallimento o la perdita di qualche foglia rientra nella normalità, l’appassimento duraturo invece è un segno di grave stress (e di aver sbagliato qualcosa nell’operazione).

Quali piante NON si rinvasano subito

Vi ricordate? All’inizio abbiamo scritto che il rinvaso riguarda il 90% delle piante appena acquistate. Tolte le orchidee e le succulente, di cui abbiamo già scritto la periodicità, esiste un’altra grande categoria di piante da NON rinvasare subito dopo l’acquisto. Si tratta delle piante perenni in piena fioritura, soprattutto se avviene fuori stagione. Esempi: elleboro fra dicembre e marzo, ranuncoli e anemoni fra gennaio e aprile, camelie fra novembre e aprile, ortensia fra febbraio e maggio, azalea/rododendro fra ottobre e aprile, crisantemo fra settembre e novembre ecc.

Non dovete rinvasarle dopo l’acquisto perché l’operazione comporta stress e la pianta reagisce facendo cadere o seccare i boccioli e interrompendo la fioritura. Vanno invece rinvasate appena terminano la fioritura.

Ma come fare ad assicurare la necessaria umidità anche in un vasetto così piccolo come quello da vivaio? Piccolo trucco: prendete un vaso di 4 misure in più, mettete sul fondo 3 cm di terriccio anche esausto, appoggiate sopra il vaso con la pianta, riempite l’intercapedine fra i due vasi con altro terriccio, annaffiate bene questa terra riempitiva in modo che rimanga sempre umida (senza sottovaso). In questo modo potrete ridurre le annaffiature del pane di terra, perché rimarrà più fresco rispetto al vaso singolo.

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